parole e silenzi

Mi guardi
con quei tuoi occhi lucenti,
gli occhi di chi sa sognare e di chi non smettera' mai di farlo.

Mi guardi
e mi chiedi
cosa c'e' che non va?

Io zitta. Cado in un pozzo di frasi fatte,
di luoghi comuni che puzzano di muffa
e di bugie.

Non posso evitarlo: i miei occhi si riempiono di quell'acqua salata
che chiamano lacrime.
Non puoi capire. Perche' neanch'io posso.
Mi sento egoista, infantile ed egoista,
mentre me ne sto a fissarti senza dire niente,
con quella sensazione di essere di troppo, di essere
poco.

Cosa credi? Che mi faccia piacere stare qui rinchiusa?
E' una punizione autoinflitta questa, che credi, che mi diverta?

Oggi sono rimasta qui perche' ho dovuto punirmi.
Non chiedermi il perche', non lo so dire.
Lo so, ma non lo so dire. Non a te, almeno.
Non a quegli occhi che hanno tanto affetto per me.
Paura che parole possano prosciugare il tuo amore.

Eppure, eppure...
Dov'erano tutte queste paure mentre ero la' fuori a fare foto al mondo
esotico che mi passava davanti?
Quella non era realta', e' vero, dimenticavo.
Quella era un sogno, io non avevo responsabilita' ne' ruolo alcuno.
Io ero la' solo per godere del sole e del vento e della musica.

E ora sono qui. Catapultata tra le tue braccia, che piacere all'inizio.

Ma poi te ne vai, te ne torni alla tua vita e -slam- la realta' mi
investe all'improvviso, schiaffeggiandomi con arroganza.
Con tutta la sua arroganza maligna, ma veritiera.

Chi sono, cosa voglio fare, come guadagnare, come essere felice, come
essere alla tua altezza???

Panico.
Ricado miseramente in pozzanghere conosciute,
ma non per questo meno disgustose.
Il fango ancora ha il sapore del vomito.
Mi rialzo a stento. Pensieri di morte aleggiano attorno.
La mia immagine nello specchio ha vent'anni in piu' e mille
possibilita' in meno.

E tu arrivi, con quegli occhi colorati d'oro, con i capelli striati
d'argento, la voce di velluto e le mani di seta,

amore,

mi vuoi aiutare.

Ma non vedi che sono incastrata alla base?
C'e' qualcosa che mi tiene ancorata ad un errore primordiale, uno
sbaglio atavico, una grande e terribile mancanza.

Cosa mi puo' salvare?

Prendo in considerazione di andarmene.
Andarmene da qui, da questa camera, da questa casa, da questa citta' e
infine da te.

Mi sento soffocare solo al pensiero di perderti ma forse e'
inevitabile morire per poter rinascere migliori?



Ho sempre voluto uccidere tutto cio' che e' perfetto,
perche' cosi' e solo cosi' sara' perfetto per sempre.

Lo so

cado

inemotiva

senza vita.


Tu raccoglimi, cazzo!

Perchè guardi in silenzio?

Mi porgi la mano, ma non vedi che non so muovermi?

Sono qui...qui...qui...vieni a prendermi!

Amore mio...


Un rantolo nasce da un sussulto

Un singhiozzo cresce sulle ceneri di una risata.


Fanculo. Marcisco qui.

de-saint-phalle-niki-nana-power-1065872Sai...Non mi piace più.

Come vi permettete, questo è il mio corpo. smettete! via lo sguardo, spegni quel sorriso idiota, smetti di pavoneggiarti con il tuo cappotto firmato e i tuoi trent'anni in più.

Basta, non ci sto. Sentirmi sacrificata, scarnata, sconsacrata mi rende povera e vuota. Preferisco guardare nel vuoto con questi occhi miei dipinti e stanchi, con questi occhi che fingono e ammiccano a pagamento. Mi fa schifo, voglio sprofondare."Puedo guardarle su abrigo? Gracias!".

Gente con soldi, gente che si vuole arredare la casa con opere d'arte di autori che non conosce, gente che compra un quadro perchè sta in tinta col divano del salotto. E questa gente viene servita e riverita. Pure da me. Le gallerie. La mercizzazione dell'emozione arriva anche qui. Niki guarda le sue nane, annuisce sconsolata ma arresa. Nane nane nane in serie, per gente che ignora ma che finanzia.


E adesso sono qui che aspetto solo un tuo sospiro, per riconciliarmi con me stessa.


Leggo e rileggo.

Non posso sopportare la mente quadrata di Hobbes.

Mi incanta la personalità ispirata e sognante di Rousseau.


ROUSSEAU. «Vi piacciono i gatti?». BOSWELL «No». ROUSSEAU. «Ne ero sicuro. È un segno del carattere. In questo avete l'istinto umano del dispotismo. Agli uomini non piacciono i gatti perché il gatto è libero e non si adatterà mai a essere schiavo. Non fa nulla su vostro ordine, come fanno altri animali». BOSWELL. «Nemmeno una gallina, obbedisce agli ordini». ROUSSEAU. «Vi obbedirebbe, se sapeste farvi capire da essa. Un gatto vi capisce benissimo, ma non vi obbedisce».


incubo

Potevo vedere al di la' delle sue pupille, oltre il nero oscuro tutto disteso attorno. Le vedevo fertili e verdi, quelle terre sconosciute che mai avrei potuto toccare.

Si sedeva al mio fianco e mi teneva la mano, spaventato. Eravamo protagonisti di un incubo e nessuno dei due poteva svegliarci...eravamo in un gioco macabro che ci tratteneva a se' fino alla fine. Avevamo firmato col sangue la nostra condanna.

E poi...la corsa. Ricordo il sangue in gola, il respiro affannato, le sue lacrime...le mie. Unite insieme significavano guerra. Ti sfido, mio amante! Non avrai altro demone all'infuori di me! Saro' la tua ossessione, entrero' nelle viscere e ti sconvolgero' le funzioni vitali finche' dovrai piegarti sulle ginocchia e chiamarmi padrona, gemendo come un perdente.

C'e' mai stato vincitore? No. L'energia e' diminuita via via...l'immagine delle terre fertili e' diventata sempre piu' sfocata finche' e' sparita completamente. Io non ti ho mai avuto ai miei piedi come avrei voluto.

Ora ci stiamo leccando le ferite, la quiete dopo la tempesta, ognuno al riparo nella propria tana, al caldo...

Il ricordo somiglia ad un film di bassa lega, mi si ripresenta in sogno, ma la mattina cancello con un sorriso.


autoconsolazione


Piangi!

Piangi ancora!

Sussurri a te stessa

Dove sei finita?

Pregnante di acida sconfitta

Sei inerme, staticità dolorante

Stupida, non meriti sguardi.

L'hai voluto, ora ti penti.

Ti lamenti, ricordando passati felici

Le tue ali -ricordi le tue ali?-

Ti sei fatta catturare, stupida.

Hai urlato parole di sfida al nemico,

Cosa ti aspettavi?

Piangi!


Senti solo il gelo del pavimento sotto il tuo corpo, sentilo fino alle ossa, sei viva ancora, privata della tua essenza, senz'ali, soffocata dal tuo stesso veleno, amputata, ma viva viva viva.


merda

Peter Gabriel mi calma sempre. Grazie alle sue melodie, che oramai ho interiorizzato completamente, mi porta lontano nel passato, quando da bimba lo ascoltavo nella macchina del papà.

Vorrei solo dire...io ci provo.

che ci sto provando a sciogliere la tensione, questo nodo che pulsa all'altezza del diaframma, io ci provo, giuro che ci sto provando.

Respiri profondi, riflessioni su me stessa, i miei desideri e le mie debolezze, i miei punti di forza, le mie soddisfazioni, la mia volontà, il mio corpo, la mia personalità...poi di nuovo profondi respiri.

Sono qui, e ci provo ad essere felice, e ammetto che qualche volta lo sono anche, ma le altre volte, quando tutto sembra remarmi contro, mi perdo tra la folla sentendomi così piccola e così uguale a tutti, perdo ogni contatto con me stessa, sono solo un punto in una infinita linea, le relazioni umane mi appaiono tanto artificiali, non mi sento capita e apprezzata, sento che se non ci fossi nessuno se ne accorgerebbe.

Mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me ora...racchiudo un qualcosa di oscuro, difficilmente intellegibile, ingarbugliato e crudele, che mi fa sentire fuori luogo, inadatta al ruolo.

Non so più fingere.

Ed ecco qui lo scopo terapeutico di queste mie sedute psichiatriche con il blog.

Questo è il fatto: mi sono liberata dalla maschera,ovvero dalle tanto agognate ali, che mi permettevano di scappare el mondo dell'apparenza quando la situazione lo richiedeva.

E ora fatico a riconoscermi, sono nuda e spaventata di fronte a stranieri.

E proprio ora, proprio adesso la mia maschera mi servirebbe come mai prima.

E proprio ora avrei bisogno del calore di tutti voi, ora che non ho più difese, ora che domando amore, ogni giorno, nessuno ha tempo e voglia di ascoltare la mia richiesta. Non abbandonatemi.



I need to be needed.


Weltanschauung

Sono attratta più dalle domande che dalle risposte.


Ai sistemi analitici esaustivi, razionali,

preferisco una filosofia poetante,

che desta misteri irrisolti senza la pretesa vanitosa di poter determinare, catalogare, incanalare, comprimere, risolvere questa realtà...tanto contingente quanto caotica e inospitale.

Mi piace affondare nell'irrisolto, trattenendo il respiro, per vedere se resisto, per mettermi alla prova.

Mi piace sentire il brivido del mistero, il calore della spiritualità, il brivido caldo della fitta nebbia che avvolge il cuore palpitante del mostro.

La mia mappa del caos...mi oriento come un gatto senza vibrisse in un labirinto, ma lo faccio ridendo, senza ostinazione, ammettendo di avere sempre qualcosa da imparare, rubando pezzi di risposte e creandone una mia, personale, che mi avvicini al cuore...

A volte lo sento, lo sento, alcanzable, apparentemente raggiungibile, sento l'onda d'amore che mi attraversa, respiro a fondo quella melodia, in fondo viviamo per questo.

E allora ammettiamolo a noi stessi,

smettiamola di sentirci prediletti, orgogliosi delle nostre piccole conquiste,

capaci di toccare la volta celeste, di fonderci col tutto, di unirci all'uno!


Accettare la ineliminabile ignoranza sarà la salvezza di questo mucchio di anime perdute.




"Tutto quello che so è che debbo morire;

ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare"

Blaise Pascal


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sessualmente ossessionata,

calda ma non abbastanza,

guardami, guardami, vieni...dentro.

infatuata dal mio stesso corpo,

eccitata da queste mie curve.

ho bisogno d'altro, forse?

forse.


KLEE_clip_image001_0001quelle notti, come potrei...com'è mai possibile sradicarsele dalla memoria? ahi come punge il ricordo...

abbiamo vissuto di luce-candela io e te, assaporandoci lentamente finchè il sole veniva a infastidire i nostri sogni fatti di una realtà irreale, eravamo lì e quasi non ci rendevamo conto, il tempo passava ma per noi ogni momento si susseguiva all'altro in un fluido senza distinzioni, un bacio eterno, perdita d'equilibrio, precipito...vertigine (ossia desiderio inconscio di cadere). un poco di musica ogni tanto, ma solitamente a noi piaceva crearla: i corpi come strumenti vibravano di armonici costruiti di brividi. pareva si potesse stare lì, pareva che quel letto tondo avesse un qualche potere. ci porterà via, ci porterà via...via... e gli occhi non hanno visto abbastanza, perchè stanno ora ancora a cercare quel lume di candela, pazzi, mai smettono, e urlano di essere stati illusi, delusi.



povere notti, che si credevano interminabili. povere notti, che ora esistono solo grazie ai nostri occhi, povere. notti.

partenza

voglio gridare, urlare a questo cielo fottutamente sereno che cazzo c'ha da splendere in una giornata cosi' buia da fare paura che neanche vedo dove sto andando e vorrei solo sciogliermi nelle mie lacrime corrosive vorrei solo diventare un nulla che soffre e si avvolge nel dolore come in lenzuola mortuarie.

tu, tu non ci sei piu' e lo sapevo cazzo lo sapevo che questo mi avrebbe distrutta. sono distrutta, sul petto quel peso che non posso gia' piu' sopportare e vorrei strapparmi il cuore e mangiarlo vorace, cancellare con rabbia ogni tua traccia, tirare una bomba a mano nella mia memoria per lasciare una voragine sanguinante e vuota.


sono sola. mentre penso questo non riesco a respirare,non respiro davvero. apnea.


AMORES PERROS

perrosuno di quei film che ti scuotono, ti fulminano, ti modellano.

vite diverse che si incrociano nel loro discendere verso la disperazione, l'inferno delle passioni, la desolazione della solitudine.

homo homini lupus?

siamo soli,come cani,nel nostro dolore?

isolamento, solipsismo, nessuna speranza?

o forse un debole spiraglio c'e'... forse quel tramonto mi puo' dire qualcosa, forse sotto la crosta spessa delle lacrime seccate nel gelo del tradimento c'e' qualcosa che pulsa...qualcosa di caldo ancora, che puo' essere accudito e nutrito...


amores perros. vedere (e ascoltare, perche' la colonna sonora e' incredibile) per trovare risposta.



vomito spazi vuoti

dove tu possa riposare.

onde di palpiti

dove tu possa naufragare.


creo per te immagini vibranti,magneticamente instabili.

i serpenti si avvolgono

in spirali enterne, incendiate, ostili.

attento: la sua coda puo' colpire,

penetrare nelle tue morbide interiora

mucose bagnate di seme

e del mio sudore.


gioco con la tragedia,

mi perdo nelle cavita' sporche dei silenzi

credo,

poi rado al suolo.



sono perfida innocente cangiante

gonfia di mancanze.



entrami.

sapro' quando e dove:

sapro' anche come.


le mani non salde nella presa,

gli occhi di vetro volti nel retro,dietro.



la serpe ingoia,la serpe soffoca,la serpe affonda.



wittgenstein_duck_rabbit

"Die Grenzen meiner Sprache bedeuten

die Grenzen meiner Welt"


"I limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo."


LUNA

Che cose han visto questi occhi, Miei.
Digerisco a stento, soffoco il vomito in un sorriso circostanziale,
Marcisco avvolta in coperte d'insonnia.
Poi
Questo mio Talento una volta ancora mi supera e sovrasta,
Con un ghigno volge il viso verso la Sfida, pronto a possederla fino in fondo.
La Nausea e lo Sporco si tramutano in remote Note vuote
Ormai innocue, vacue.
Tutto affoga in Palude di Luce materna,
Ritrovo cio' che credevo amputato,
Succhio avidamente come non avessi mai mangiato.
Sono, finalmente sono, e splendo e mi libro, inaccessibile, incredibile aleggio.
Fluttuo sparando verso il cielo grida come risa,
La mia Compagna di saltuaria pazzia stanotte m'accompagna,
Sazia e accattivante, luminescente, monocromatica, paradigmatica
Mi tocca, mi delinea, modella il mio contorno
Con dita sottili e grazia infantile
Piena, m'accoglie.
Questi occhi, Miei, smettono di roteare
Quieti, tetri, travolti da passi di danza funerea
Salutano senza Parola.

sogno


mmmh...che strano...

mi abbaglio se guardo fuori dalle finestrelle della soffitta oggi.

nuvole cielo e sole sole sole oggi...fuori dalla soffitta.

dentro nebbia.



il problema e' che si vive sempre con una limitante veduta, per questo poi si dice che il tempo ci sfugge di mano...com'e' anguilloso il tempo.




una festa di paese, una bambina con i capelli incredibilmente ricci e lunghissimi, il sapore della polenta con la spezzatino, la mia fame...la fuga,con gli altri compagni d'avventura...bisogna partire,scappare al piu' presto...per dove, dove? cos'e' questa fretta che abbiamo? il ragazzino magro e alto si vorrebbe innamorare della bambina riccia,ma e' innamorato di me e io lo so e ne vado fiera. la bambina lo capisce,lascia la sua mano e lo saluta,lui e' dispiaciuto ma lei sale su una macchina (??), si allaccia la cintura, gli rivolge l'ultimo sguardo e se ne va. e ora la scena cambia. sono nel mio appartamento ad arco, sono in partenza (sempre,sempre in partenza), l'ansia mi attanaglia. aspetta...cè' qualcosa prima, qualcosa che -mi sono detta- devo ricordare... una sorta di locus amoenus, un angolo di paradiso. io e d scherzando abbracciati in un giardino...diamine non ricordo altro,solo i nostri sorrisi, no solo le sue risate e la mia felicita' nel vedere che lui sta bene grazie a me. ora invece siamo a casa mia,i bagagli...e lui non arriva (e' a pescare? appena lo chiamo corre da me). si presenta a casa mia vestito con una ridicola salopette, una camicia a righe aderente, le scarpe da ginnastica della nike e i capelli ingellati. e' orribile. e non e' d...e' la persona che torna con violenza nella mia mente...quando sono piu' indifesa, quando non ho filtri...nel sogno mi ricompare. e il sentimento che provo e' quello di tanto tempo fa... lo vedo, mi accendo. ci baciamo e lui mi tocca, infila la sua mano sotto i miei vestiti e io la lascio fare...mi prende e mi fa sua li' fuori da casa mia, sul vialetto, con la ridicola salopette addosso. poi c'e' la partenza..lui verra' con me...e i miei genitori e mia sorella pure. i miei e sofia vanno in camper, io sono sola,nella macchina nera di mio padre...al posto del passeggero. facciamo la gardesana, io sono davanti e il camper dietro...penso che lui sia dietro con loro. la macchina all'inizio guida da sola,poi ci sono le curve e io cerco di guidare dal mio posto, sul quale sono come incollata, ma non ci riesco e rischio di fare un incidente ad ogni tornante. sono nervosa, ansiosa, voglio fermarmi in uno spiazzo ma non ne trovo. finalmente, a limone, riesco a mettere la freccia e spostarmi sulla destra. si fermano pure i miei e io vedo che lui infine non e' venuto. piango perche' non mi ha neppure salutata. capisco perche' il posto del guidatore era vuoto. i miei salgono con me nella macchina nera, mia sorella guida il camper da sola. io sono preoccupata per lei ma i miei dicono che se la puo' cavare benissimo, e che non la sopportavano piu'. io guardo il paesaggio fuori dal finestrino e penso a lui...penso che mi ha abbandonata,per l'ennesima ma ultima volta.


riflessioni di notti d'estate

ho visto un arcobaleno una sera, sembrava nascesse dall'edificio che ha accolto anche quest'anno il pazzo festival del Drodesera... una centrale idroelettrica in disuso, che pare più un castello forte e fiero che una centrale, con i suoi stanzoni enormi che sembrano solo attendere di accogliere e far germogliare il seme di un'idea.
ero lì, anche quest'anno, ho assistito in parte al processo di creazione di emozioni, ho fatto la mia piccola parte, per quanto ho potuto. e ora fies ha chiuso i battenti -au revoir alla prossima estate-...io mi trovo un po' sperduta, con il mio lavoro che non mi è più così pesante come all'inizio, come se mi fossi abituata alla noia, al silenzio assordante dei miei pensieri, come se avessi imparato a mettere la mente in standby. ma che brutta cosa.
ci si abitua a tutto. hume sosteneva che tutto ciò che reputiamo a priori è dato all'uomo solamente grazie alla incredibile e sottovalutata forza dell'abitudine. furbo l'empirista.
bene ed ora mi rendo conto che l'estate è al suo apice, ora può solo marcire e rinsecchire compatendosi e piangendosi addosso per il perduto profumo.
arriverà settembre,tirandosi appresso un nuvolone denso di piogge fresche...piogge di cambiamenti...verrà arrogante e sconvolgerà il quieto scorrere della routine, riempirà finalmente la mia mente di colori, forse i miei occhi di lacrime.
ma io rimarrò stabilmente salda al suolo,nemmeno un bagno nel lago di notte mi farà tentennare, neanche un fiore così simile ai miei disegni mi farà pentire. no, no e no.
non mi farò travolgere. avrò lo sguardo ben fisso all'orizzonte, le mani pronte ad afferrare ciò che mi si presenta, i capelli che giocano col vento e le gambe forti pronte a fare il balzo.

LA MALATA IMMAGINARIA


Mi sembra di essermi ripresa oggi...ancora un po' di dolorini sparsi casualmente qua e là, ma nel contesto sto bene,sto abbastanza bene.

Sì perchè fino a stanotte sono stata AMMALATA.

Fa ridere perchè proprio pochi giorni fa consideravo con la Longa che era da un bel po' che non mi passavo una bella influenza come si deve, e sogghignavo sotto i baffi pensando che mi ero fatta più furba, portandomi maglioncino e sciarpina nei momenti giusti e abusando di propoli al minimo sentore di mal di gola.



E invece: ZAC! Una serie di fattori sconosciuti (maledetta biblioteca con aria condizionata a 15 gradi Fahrenheit) mi hanno costretta in cattività per due lunghissime giornate.

La prima sera ho pensato: cosa c'è di meglio di un filmetto in tutta tranquillità, mangiando cioccolata sotto una coperta? MMMH...

Nella realtà è andata così:

-l'unico film appena iniziato che Sky (mannaggia a lui) proponeva era Il codice da Vinci. No comment. Penso che mi abbia fatto aumentare la febbre con curva esponenziale. Verso la fine ho pure chiuso gli occhi per censura personale...non se ne poteva più! Ero ben consapevole che non fosse un gran film...a quanto pare i produttori no! Hanno voluto farne un kolossal, stiracchiando e strascicando il finale. Inaudite sofferenze. Ho spento prima della fine ufficiale (cosa che solitamente non faccio, va contro i miei ideali)

-a metà serata ha cominciato a tuonare e piovere di brutto. Porte e imposte che sbattevano...rumori strani. Non ho mai avuto paura di stare a casa da sola. Mai fino a quel momento. Sentivo i passi: paranoia totale.

-dulcis in fundo: di cioccolata nessuna traccia.



Ho deciso di andare a dormire. Quando hai la febbre la pelle è più sensibile...avrei voluto un massaggio o anche solo una carezza, invece niente. O meglio: nessuno.

Mi sono svegliata rintontita undici ore dopo per scoprire che la mia cagna Raissa, che voleva uscire ormai da un'eternità, per punirmi aveva vomitato sul parquet. Ci ho riso sopra: delirio tremens.



In realtà a me piace essere malaticcia...tutti ti compatiscono, sono ai tuoi ordini, puoi dormire tutto il giorno, mangiare quanto e quando vuoi, leggere in quantità e vedere film uno dopo l'altro, finchè non ti si sciolgono gli occhi...

Ma quando c'hai da studiare per un esame-cazziacidi,non è bello!



Tuttavia pare sia passato, anzi non dico niente sennò porta sfiga.



Provo a studiare e spero che le parole non facciano gli scherzetti di ieri sera: si mettevano le une sopra le altre a formare castelli medievali o chiese gotiche, e io non riuscivo più a leggerle!

EEEH... Non ci sono più le parole di una volta.

sottosoprasotto


Senza nome

Inciampata in un vuoto di coscienza
la mia me sta faccia a terra
illudendosi di ritrovarmi
ora su un lato, ora sull'altro.
Respira calma sotto coperte d'inquietudine,
i suoi sogni sono pròtesi di banalità.
Ah! pensava, ella, di aver afferrato ciò che sfugge!
L'istante non si possiede, si accarezza.
Lei ancora non sa, non rivelatelo...



ma non la senti, sciocca, l'ansante presenza che pesa e affonda lentamente l'artiglio nel tuo giardino privato?
ma non le vedi quelle sbarre, i limiti che ti defiscono e incattiviscono, laggiù, dietro il simulacro di pelle e capelli che hai costruito tempo addietro?


non lo so dire, non lo so dire.
sorgente di fasulle acque! esse non spengono la sete, il Desiderio si estende, sommerge nidi e tane... infine sarà tardi per rimediare.
la mia me guarda e sorride, ma non con gli occhi. quelli stanno immobili, fissi su un orizzonte che è al di là, e altrove, non ci è consentito. i suoi occhi non le appartengono più, ora eros ha piena padronanza.
dunque sognamo carni tenere in cui addentrarci, per perdere in Altro quei timori brucianti che, allorpiù, definiscono con sempre maggior precisione i nostri margini...


bah...le solite cose...vomito parole che mi fanno male, poi sto un po' meglio.

Oggi sono come immobile, sto ferma come l'aria prima del temporale, aspetto.. e nel vuoto rieccheggiano immagini di sogni e di realtà sognate.


Non ho più alcuno stimolo oggi, la vanità di ogni azione mi urta come un'offesa. Sento tutto ovattato e i miei occhi mettono a fuoco con fatica...

Questo è il fatto: sono incastrata in una maschera, avvolta dal costume che io stessa mi sono cucita addosso,che ora stringe e non mi fa respirare. Questa sono...fingo e recito e vago tra altri personaggi, attendendomi da loro la soluzione alla mia insoddisfazione di fondo che mi rende instabile. Vorrei solo perfezione e vorrei che ci fosse sempre luce..vedendo l'ombra,l'inevitabile decadenza di ogni fantasia applicata al reale,volgo il mio sguardo altrove. Getto da parte il personaggio,fonte della mia illusione e conseguente disillusione, come fosse una marionetta, un pupazzo senza vita. Vorrei poter piangere,ma questo costume,la mia parte non me lo permette...E in fondo mi va bene così e lo so, perchè non rischio di cadere nell'abisso,mi mantengo sempre abbastanza in equilibrio.

Però è in giornate come questa che la vanità del mio vivere si manifesta e mi riscopro come meraapparenza.
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PERCHE' STUDIARE FILOSOFIA - ovvero: tentativo abozzato e malriuscito di cambiare prospettiva.

Si parte dall'uomo.

Uomo come 'animale razionale'? Cosa distingue l'uomo dagli altri enti in questo mondo? Egli riesce a concepire il suo appartere all'essere, ha la consapevolezza di esistere, e da ciò oltretutto deriva la sua concezione della morte. Questa sua caratteristica gli ha permesso di sviluppare le svariate forme di cultura e conoscenza che oggi quasi ci schiacciano con il loro peso. Non sarà forse un suo dovere, quasi una missione, il dover dare i giusto peso a questa capacità,solo a lui assegnata, che gli permette di vedere con occhio della mente la sua intera esistenza dall'esterno?

Noi vediamo questa nostra nascita, quando una parte del Tutto si distacca e individualizza in un organismo, microcosmo all'interno del macro...e vediamo pure il nostro ritorno al Tutto, e grazie a ciò possiamo affrontare la nostra vita con la coscienza del passato, dell'attimo presente e del futuro, per il quale molto spesso modifichiamo le nostre azioni. Il suo fine sarà quello di potenziare al massimo ciò che lo distingue da gli altri esseri, scavare sempre più a fondo, rendendosi conto infine di trovare solo se stesso: prima e originaria esperienza è quella di se stessi, della propria individualità.

L'uomo è mero prodotto delle sue esperienze? Molte le tesi a favore, la scienza ci dà buone motivazioni per crederlo. Tuttavia,la prima e dunque fondamentale esperienza è quella del proprio Io. Ho consapevolezza del mio essere in quanto sono uomo. Non importa se ricerche scientifiche dicono che la cosiddetta 'coscienza' si acquisti solo al secondo anno di età, non importa il momento preciso in cui l'essere umano ha le capacità fisiche per poterlo pensare: cogito ergo sum. Ciò che importa è che anche il bambino appena nato è potenzialmente uomo, il suo corpo è un abozzo. Come la piccola pianta di ciliegio per i primi anni non farà ciliegie... questo non significa che il ciliegio non sia albero da frutti.

Allora l'uomo, avendo come conoscenza prima, originaria e generatrice l'autocoscienza, che è poi l'ambito unificatore, una sorta di contenitore all'interno del quale vengono immagazzinate e ordinate tutte le successive esperienze, ha il dovere di interessarsi riguardo la domanda fondamentale che distingue e sublima l'animale uomo.

Facendo così, egli porta a compito la missione assegnatagli, ampliando al massimo il suo orizzonte conoscitivo, valorizzando la sua condizione che ad un primo sguardo potrebbe sembrarci misera.

L'uomo deve svincolarsi dalle concezioni del suo tempo, da quelle verità relative che gli vengono inculcate come assolute, deve soppesare il potere della sua mente, deve fidarsi di ciò che gli dice il suo cuore.

Costruire una teoria di vita, curare la propria visione delle cose, lasciarsi turbare dalle domande assilanti e inquietanti, fornire alle cose il giusto peso, esistere non perdendo mai di vista il fatto di poterlo dire: sto esistendo, SONO... Cercare di penetrare il mistero noi che possiamo farlo, noi che possiamo dirlo ESSERE e allora facciamo ciò che è proprio della nostra essenza, caratteristica peculiare dell'uomo: pensiamo l'essere, pensiamo e basta.



continua....



P.S.:ogni critica, entro i limiti dettati dal decoro e rispetto reciproco, sarà ben accetta... URSU',COMMENTATE

E' attraverso il dialogo che si giunge alla verità.



Una vita senza ricerca non è degna per l'uomo di essere vissuta. (Socrate)



Se non avrai nemici significherà che hai sbagliato tutto.(Arpino)

RELAZIONE UNIVOCA SPIRALEGGIANTE


Faccio la commessa, la studentessa di filosofia -ben poco ultimamente-, faccio la confidente sorridente e compiacente, faccio anche la figlia,la mediatrice,la matura.

Fingo di capire,annuisco e sfoggio la mia possente dentatura. Ammicco anche, mi atteggio, affettata come un san Daniele -tagliato fino,grazie.-

Mi pavoneggio talvolta, volontariamente emano profumo, e poi in solitudine annichilisco e mi arrotolo, aggroviglio intestino e pensieri in un mix letale...

Poi parlo e parlo, alcuni apprezzano, altri si allontanano: mi autoconvinco che chi si allontana sia un vile cialtrone, plebeo sporco della peggior specie.

Considero, argomento, giudico...a volte le parole scappano e io arrossisco, o almeno credo di arrossire, ma poi non succede nulla e me la cavo svincolandomi.

Mi piace vagare e lasciare aperte più possibilità, vorrei poter decidere della mia sorte nell' attimo stesso, esigo mancanza di restrizioni, detesto i programmi.

Cammino per le strade, canto, guardo chi mi guarda, a volte qualcuno mi fotografa pure -ieri,di fronte al 36-.

Attacco costumi agli appendini e guardo il cielo...

Voglio stare sola, non mi sento bene tra quella gente, tutto mi scivola addosso e nulla più permane.

Mi ripeto che è solo un momento, passerà vedrai. Torneranno tutti prima o poi.

Il mio amico tornerà.

Torni,amico?

IO ti sto cercando...anche se nell'infinità delle mie azioni sembra non ci sia spazio per te...e invece sei come un basso continuo, una tacita eterna richiesta.



Sono stufa di piegare magliette pensando a cosa indossare di sera. Mannaggia,torna,e che caspita! In fin fine sono anche un poco contrariata, amareggiata e intristita. Bah! Vuoi che ti spieghi perchè?!?



Avvicina il tuo orecchio alle mie labbra, ti sussurrerò ciò che vuoi sentire e suonerà armonica come un'arpa la mia voce, delicata come la brezza nei campi gialli di grano, avrà il sapore intenso e sconvolgente e adrenalinico dell'estate.



Cosa c'è di più erotico di ciò che è sul limite?

Un frutto raggiunge il suo apice se sta al limite tra maturità e marciume. Il segreto sta nel rendersene conto, mettendo da parte i pregiudizi infantili.

Mangialo, anche se ti fa impressione: sii uomo!

Bah, io ritorno ad aggrovigliarmi.

Ciao.

salice

Ho voluto solo contemplare

distante

protetta da fronde
che mirano al suolo con ridente mestizia
e si vestono di verde quando è festa.


Regina delle ninfe!

Ella tende al terreno
ma si ostina
a lanciare
il suo sguardo verso la luna.

incastrata

Com'è lì da voi? Si sta bene là dentro?

Qui a volte manca l'aria, qualcosa preme proprio sotto le costole ma non è che faccia male. Ma sì, sopportabile...non voglio lamentarmi.
E' che poi a volte succedono cose che non comprendo, che non accetto ma avvengono comunque, sputando arroganti sulla mia "volontà" umiliata.
Allora mi rendo conto di quando io non sia esclusivamente l'io di cui sono cosciente.
Eh no, io sono molto di più.
Qui dentro ci sono abissi, cavità, porte segrete chechissàdoveconducono.
No-no non è mica un terreno ben assestato, tanto che a volte si rischia di inciampare, bisogna starci attenti a non perdersi a guardare le farfalle che svolazzano tutt'attorno.
Reazioni inaspettate, atti che in prima persona mi soprendono, pure i pensieri mi si rivoltano contro. Che posso fare, se non stare a guardare ed attendere di riottenere finalmente il controllo?
Eccomi, sono qui e aspetto pazientemente che questa leggera pressione al petto si affievolisca via via. So perchè si è presentata, ma non capisco il motivo.
Forse nostalgia.
Nostalgia di quando davvero credevo che il suo amore mi avrebbe portata a viaggiare su nuvole rosa, di quando vedevo noi rischiarati da luce irreale e tenue,seppur nell'oscurità, di quando sentivo che non potevo voler altro che sprofondare nei suoi pensieri, immergermi nel suo sguardo morbido, annegare nei suoi tocchi fluidi armoniosi sinusoidali...

Mi smarrivo in spirali di voluttà senza alcuna remora,
per la prima volta era giusto così,
e tutte le parti di me cantavano all'unisono il suo nome,
e non c'era in me più alcuna frattura,
potevo pure fermarmi ad ammirare il colore delle farfalle che svolazzano tutt'attorno.

Ma poi che è successo?
Alla mia domanda risponde solo un'eco vuota, che risuona nelle mie viscere e spinge sul diaframma e non mi fa respirare.

E così sono senza alcun dubbio incastrata in qualche ansa del terreno, perchè non voglio ammettere una realtà, perchè se dovessi farlo ci rimetterei il piede come minimo.

alfabeto

abc




Altezzosa Baccante, Cantante Dubbiosa E Fattucchiera-Gatta Ha Illimitata Lussuria Ma Non Ostenta Provocazioni, Quando Racconta Svela Turbamenti; Urge Verità Zampillanti.



De Chirico: MALINCONIA a Padova


immagine850201[1]Piazza deserta,due figure sullo sfondo che si allontanano senza parole, senza fretta, verso l'ignoto.

Prospettive ubriache di silenzio.

Ombre allungate da un sole malato che debolmente manifesta la sua presenza ambigua.

Dov'è quel sole che più che illuminare, scurisce e confonde?

L'eterno femmineo abbassa gli occhi, non risponde, funerea è la sua immobilità, statuario il suo corpo.

Smorfia malinconica scolpita sulle sue labbra.

Orizzonti vuoti.

Fantasma, apparizione, parvenza, ombrosità, miraggio.

Lui è lì dietro e attende.

Il suo respiro si può percepire come spostamento d'aria.

Emozionalità rarefatta:

non posso muovermi.


legende


cello[1]

Tratta Padova-Bologna

Vastita' di verticalita' verdeggianti
punteggiate da rossi rifugi squadrati
sotto cerulei sfondi
dolcemente macchiati

da spumeggianti presenze.



storiella su messenger - IL RICCIO RICCO


un piccolo riccio,alla mattina di un giorno assolato, decise di partire alla scoperta del mondo.

prese con sè tutti i tesori che aveva accumulato nella sua breve vita: una ghianda grande e lucidissima, una scheggia di vetro verde e un tappo di bottiglia bianco.

fece un lungo sospiro rimirando per l'ultima volta la tana dov'era cresciuto, una cavità ai piedi di un ciliegio in fiore...


il piccolo riccio partì.

camminò attraverso campi sterminati, facendosi faticosamente spazio tra papaveri e grano...
superò anche strane strisce di terra dura e grigia, che scottava sotto le zampine.
si fermò sotto una quercia, accaldato, vicino ad un casale.

stava riposando quando sentì un grugnito provenire da una casetta di assi vicino al casale
corse a vedere quale strano animale poteva nascondersi lì dentro, e perchè emettesse quel buffo rumore...

l'animale era un grosso maiale rosa dal muso amichevole. sembrava tanto triste..
il piccolo ricco gli chiese il motivo delle lacrime che gli bagnavano le guance paffute, e il porco rispose:

grugn grugn i miei padroni grugn sono arrabbiati con me grugn perchè hanno detto che non ho misura in quello che faccio grugn e che non mi pongo mai limiti e che ora sono grande caspiterina sarebbe ora di mettere la testa sulle spalle ed essere più razionali nelle scelte che si fanno

e insomma grugn hanno deciso di mettermi a dieta per un po' per farmi capire che non è il caso di abbuffarmi tutte le volte che mangio

ma io ho fame.....capisci piccolo riccio?

il mio stomaco brontola e se ora avessi anche solo una ghianda la mangerei lentissimamente e me la gusterei fino a stasera, lo giuro.

il piccolo riccio fu impietosito dalle triste storia e decise di donare il suo tesoro al povero maialotto

che però non mantenne la promessa

si ingozzò la ghianda in un lampo e ricominciò a grugnire e compatirsi

il piccolo riccio ci rimase male, ma salutò educatamente il maiale e ripartì verso la sua meta indefinita

poco più avanti sentì provenire un grido d'uccello da un cespuglio. corse subito a vedere se c'era qualcuno in difficoltà, ma si trovo d'un tratto davanti a sè un gattone enorme con un sorriso spaventoso

si spaventò e fece per appallotorarsi su sè stesso puntando i suoi aculei, ma il gatto cominciò a parlargli con voce suadente...

mmmma ciaaao piccolo riccio
non ti voglio fare del male, io sono un gatto buooono non lo vedi?? io sono anche trooppo buono e soffro quando la mia natura mi costringe a fare del male ai poooveri piicoli animali indifesi...

solo che non ci posso fare nulla sai? noi gatti siamo cattivi perchè abbiamo le vibrisse: sono loro che ci spingono ad aggredire i poooveri piiiccoli animaletti...

mmmio caro amico io ci ho provato in tutti i modi a togliermele, mmma non ci sono riuscito...

e mentre parlava i suoi baffi vibravano minacciosi...

il riccio si fidò delle parole del grosso gatto rosso, e gli donò il suo secondo tesoro per permettergli di potersi tagliare via quei baffi, fonte delle sue azioni malvagie.

il pezzo di vetro era lungo e affilato, appena il gatto lo prese in mano il riccio capì che era stato preso in giro e che era caduto vittima della furbizia del micione.

in due salti il gatto raggiunse il cespuglio dove finalmente con la sua nuova arma avrebbe potuto raggiungere l'uccellino nascosto tra i rovi intrigati...

il riccio si maledì per la sua ingenuità, versò una lacrima e scappò veloce lontano da quel gatto tanto cattivo quanto furbo.

camminò ancora per ore...era triste e assetato.

finalmente raggiunse uno stagno dove pote' abbeverarsi.

qui incontrò un vecchio rospo che si rispecchiava nella superficie dell'acqua e singhiozzava.

raccontò al riccio il motivo del suo dolore:

era stufo di essere un brutto e viscido rospo e aveva sentito da alcuni suoi amici che i rospi potevano riscattarsi dal loro destino diventando affascinanti principi...

il riccio gli chiese com'era possibile una cosa del genere...a lui sembrava un'assurdità!

il rospo rispose serio e un po' offeso che non sapeva l'esatto procedimento...ma....vediamo...cosa possiede un principe, che lo distingue dagli altri?

il riccio rispose: la corona!

il rospo annuì soddisfatto, indicando il tappo di plastica che il riccio si portava appresso

il piccolo riccio si fece convincere anche stavolta e donò il suo terzo e ultimo tesoro al veccchio rospo brontolone

che lo indossò

ma non successe nulla.

anzi, il rospo vedendo la propria immagine immutata, si arrabbiò e fece un lungo balzo per gettarsi nell'acqua melmosa, così facendo fece cadere il tappo nelle profondità dello stagno

il riccio rimase solo.

si era fatto buio, le ombre erano lunghe e i primi grilli cantavano

il riccio decise di tornare a casa...


non si sentiva abbattuto

aveva perso i suoi tesori, questo è vero, ma ne aveva acquistati altri:

aveva capito che non è bene dare fiducia a tutti quelli che si incontrano sulla propria strada

e aveva compreso anche che quelle che sono le caratteristiche distintive, la natura propria delle persone, non possono cambiare mai.

quella notte dormì nella sua tana e si sentì più ricco del giorno precedente.

the end

Lynn-Bianchimi sento schiacciata...sono qui sotto altre Giulie che vogliono dire la loro ma lo fanno contemporaneamente e c'è un gran frastuono...

allora chiudo gli occhi che bruciano e mi lascio avvolgere da quest'afa che fa scorrere lente le riflessioni.

c'è gente che si nasconde dientro (dietro+dentro) le parole, parole lunghissime e complicate, ci si nasconde dietro. c'è gente che parla troppo e non dice nulla.

io vorrei essere trasparente ma alla fine quello che vorrei dire lo lascio aleggiare nell'afa, sperando che qualcuno lo colga,quel fiocco di polline bianco.

Seduta lì, immobilizzata, senza respiro.

Ogni muscolo teso in attesa, non intendevo tendere allo sconforto, eppure successe, mi colpì con il primo colpo e mi trovò colpevole.

Tremavo: era vibrazione profonda che risaliva in superficie, scandagliava indagatrice le mie celate illusioni e trovava in me adeguata risonanza. Pulsione, fuoco, nebbia nel mio sguardo.

Gelosia di quell'amore finito in lutto, rimorso che si tramuta in follia, ora soave ora temibile il suo respiro.

Voce che pare suono, immagine musicata, melodiosa visione.

Pazza, pazza la mia mano, che tentava di seguire le sue, in un vortice d'emozione nefasta.

Rammemorare quelle impressioni che ho tatuate nel corpo è stato letale.

Ciò ha significato riscoprirmi innamorata del violoncello.





cello


KIRKEGAARD

l'uomo è spirito. ma cos'è lo spirito? lo spirito è l'io. ma che cos'è l'io? è un rapporto che si mette in rapporto con se stesso.3-2-The-Madonna-Munch





l'uomo è sintesi dell'infinito e del finito, del temporale e dell'eterno, di possibilità e di necessità, insomma, una sintesi. una sintesi è un rapporto tra due elementi, il rapporto è il terzo come unità negativa, un rapporto in questo senso è, sotto la determinazione dell'anima, il rapporto tra anima e corpo. se invece il rappoto si mette in rapporto con se stesso, allora questo rapporto è il terzo positivo, e questo è l'io.


DIBATTITO SULLA SIMMETRIA

simmetria


In questa lettura il filosofo mette in evidenza le conseguenze che si hanno quando il principio di simmetria, presente nella mente umana, s’impone ad ogni altro criterio logico come avviene nel pensiero schizofrenico.


I. Matte Blanco, L’inconscio e l’infinito


Incomincerò lo studio degli effetti del principio di simmetria considerando in primo luogo la sua azione sull’insieme dei numeri reali. Non mi soffermerò a considerare che cosa è un numero, né se il concetto di ordine è parte integrante di questo. Personalmente non trovo convincente la definizione di Bertrand Russell, tuttavia per i nostri scopi attuali è sufficiente tenere presente la sua affermazione che gran parte della matematica richiede la nozione di ordine.


Consideriamo adesso l’insieme dei reali nel suo ordine naturale, cioè secondo grandezza. Questo è unordine totale definito per mezzo della coppia di relazioni asimmetriche precede-segue o minore-maggiore. Supponiamo adesso che a un certo momento subentri in questo insieme la validità del principio di simmetria. Allora, 1 è minore di 2 implica che 2 è minore di 1: 2 è minore di 3 implica che 3 è minore di 2 e cosí via. Si può facilmente vedere che, siccome lo stesso vale per ogni coppia di numeri reali, risulta in conseguenza che ogni numero è maggiore e allo stesso tempo minore di ogni altro numero. Poiché nella matematica “normale” nessun numero può essere allo stesso tempo piú grande e piú piccolo di un altro, ci troviamo cosí davanti alla sostituzione di un’incompatibilità con una compatibilità. Ci si domanda allora: “che cosa rimane in questo caso del concetto di numero?” Non voglio pronunciarmi adesso se scompare o no. È sicuro, però, che la maggior parte, forse la totalità dell’uso che si fa del numero in matematica scompare dalla circolazione e in conseguenza scompare anche gran parte della matematica.


Facciamo adesso un elenco delle altre cose che scompaiono quando vale il principio di simmetria:


a) Lo spazio, che è concepito come un ordine totale di punti.


b) Il tempo, che è un ordine totale di istanti.


Infatti, se il punto a precede il punto b e questo a sua volta precede a, possiamo, forse (un gran forse!), non negare l’esistenza dello spazio, ma certo non possiamo farne alcun uso. Lo stesso vale per il tempo se l’istante a precede l’istante b e anch’esso precede l’istante a.


c) Essendo il principio di simmetria incompatibile con lo spazio e il tempo, lo è anche con il movimento,


d) con ogni successione,


e) ogni cambiamento, e quindi


f) con la vita


g) con il pensare


h) con il morire.


devils


"...i am the mask i wear."


NEBBIA


112879IoQN_wmi sforzo di estendere il mio sguardo all'orizzonte. orizzonte indefinito che mi sfugge, mi sfugge e io non posso afferrarlo e sono infangata impantanata in un presente che non soddisfa e che illude, che mi sfiora e sento un brivido -brr- e nemmeno mi accorgo di essere viva talvolta.


sono incompleta, indefinita, inconsistente.


sono e non sono,mi sento vuota, assente, fluttuante...mi concentro e cerco di mettere a fuoco ma,nel momento in cui lo faccio, tutto è fantasma e tutto è nebbia.




is there anybody out there?


Kundera che dice?

(...) in quell'istante mi dissi che anche noi due eravamo stati gettati su quella piazza stranamente deserta, col giardino e il ristorante, che eravamo stati gettati lì irrevocabilmente; che anche noi eravamo frammenti staccati da chissà dove; che inutilmente cercavamo di imitare i cieli e le altezze, perchè tanto nessuno ci avrebbe creduto; i nostri pensieri e le nostre parole si arrampicavano inutilmente verso l'alto perchè le nostre azioni erano basse come quella stessa terra.

Magritte_pomme