Seduta lì, immobilizzata, senza respiro.

Ogni muscolo teso in attesa, non intendevo tendere allo sconforto, eppure successe, mi colpì con il primo colpo e mi trovò colpevole.

Tremavo: era vibrazione profonda che risaliva in superficie, scandagliava indagatrice le mie celate illusioni e trovava in me adeguata risonanza. Pulsione, fuoco, nebbia nel mio sguardo.

Gelosia di quell'amore finito in lutto, rimorso che si tramuta in follia, ora soave ora temibile il suo respiro.

Voce che pare suono, immagine musicata, melodiosa visione.

Pazza, pazza la mia mano, che tentava di seguire le sue, in un vortice d'emozione nefasta.

Rammemorare quelle impressioni che ho tatuate nel corpo è stato letale.

Ciò ha significato riscoprirmi innamorata del violoncello.





cello


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